ANTONIA POZZI PAG.2

 

                           

 

 

LA PORTA CHE SI CHIUDE

Tu lo vedi, sorella: io sono stanca, stanca, logora, scossa, come il pilastro d’un cancello angusto al limitare d’un immenso cortile; come un vecchio pilastro che per tutta la vita sia stato diga all’irruente fuga d’una folla rinchiusa. Oh, le parole prigioniere che battono battono furiosamente alla porta dell’anima e la porta dell’anima che a palmo a palmo spietatamente si chiude! Ed ogni giorno il varco si stringe ed ogni giorno l’assalto è più duro. E l’ultimo giorno – io lo so – l’ultimo giorno quando un’unica lama di luce pioverà dall’estremo spiraglio dentro la tenebra, allora sarà l’onda mostruosa, l’urto tremendo, l’urlo mortale delle parole non nate verso l’ultimo sogno di sole. E poi, dietro la porta per sempre chiusa, sarà la notte intera, la frescura, il silenzio. E poi, con le labbra serrate, con gli occhi aperti sull’arcano cielo dell’ombra, sarà – tu lo sai – la pace.

 

 

VOCE DI DONNA

 

Io nacqui sposa di te soldato. So che a marce e a guerre lunghe stagioni ti divelgon da me. Curva sul focolare aduno bragi, sopra il tuo letto ho disteso un vessillo - ma se ti penso all’addiaccio piove sul mio corpo autunnale come su un bosco tagliato. Quando balena il cielo di settembre e pare un’arma gigantesca sui monti, salvie rosse mi sbocciano sul cuore: che tu mi chiami, che tu mi usi con la fiducia che dai alle cose, come acqua che versi sulle mani o lana che ti avvolgi intorno al petto. Sono la scarna siepe del tuo orto che sta muta a fiorire sotto convogli di zingare stelle.

 

                      

 

  TEMPO

Mentre tu dormi le stagioni passano sulla montagna. La neve in alto struggendosi dà vita al vento: dietro la casa il prato parla, la luce beve orme di pioggia sui sentieri. Mentre tu dormi anni di sole passano fra le cime dei làrici e le nubi. II Io posso cogliere i mughetti mentre tu dormi perché so dove crescono. E la mia vera casa con le sue porte e le sue pietre sia lontana, né io più la ritrovi, ma vada errando pei boschi eternamente – mentre tu dormi ed i mughetti crescono senza tregua.

 

 

 

UN DESTINO

Lumi e capanne ai bivi chiamarono i compagni. A te resta questa che il vento ti disvela pallida strada nella notte: alla tua sete la precipite acqua dei torrenti, alla persona stanca l’erba dei pascoli che si rinnova nello spazio di un sonno. In un suo fuoco assorto ciascuno degli umani ad un’unica vita si abbandona. Ma sul lento tuo andar di fiume che non trova foce, l’argenteo lume di infinite vite – delle libere stelle ora trema: e se nessuna porta s’apre alla tua fatica, se ridato t’è ad ogni passo il peso del tuo volto, se è tua questa che è più di un dolore gioia di continuare sola nel limpido deserto dei tuoi monti ora accetti d’esser poeta.

 

 

 

RICONGIUNGIMENTO

Se io capissi quel che vuole dire – non vederti più – credo che la mia vita qui – finirebbe.

Ma per me la terra è soltanto la zolla che calpesto e l’altra che calpesti tu: il resto è aria in cui – zattere sciolte – navighiamo a incontrarci.

Nel cielo limpido infatti sorgono a volte piccole nubi fili di lana o piume – distanti – e chi guarda di lì a pochi istanti vede una nuvola sola che si allontana.

 

 

                                                

 

 

  ESEMPI

Anima, sii come il pino: che tutto l'inverno distende nella bianca aria vuota le sue braccia fiorenti e non cede, non cede, nemmeno se il vento, recandogli da tutti i boschi il suono di tutte le foglie cadute, gli sussurra parole d'abbandono; nemmeno se la neve, gravandolo con tutto il peso del suo freddo candore, immolla le fronde e le trae violentemente verso il nero suolo.

Anima, sii come il pino: e poi arriverà la primavera e tu la sentirai venire da lontano, col gemito di tutti i rami nudi che soffriranno, per rinverdire. Ma nei tuoi rami vivi la divina primavera avrà la voce di tutti i più canori uccelli ed ai tuoi piedi fiorirà di primule e di giacinti azzurri la zolla a cui t'aggrappi nei giorni della pace come nei giorni del pianto.

Anima, sii come la montagna: che quando tutta la valle è un grande lago di viola e i tocchi delle campane vi affiorano come bianche ninfee di suono, lei sola, in alto, si tende ad un muto colloquio col sole. La fascia l'ombra sempre più da presso e pare, intorno alla nivea fronte, una capigliatura greve che la rovesci, che la trattenga dal balzare aerea verso il suo amore. Ma l'amore del sole appassionatamente la cinge d'uno splendore supremo, appassionatamente bacia con i suoi raggi le nubi che salgono da lei. Salgono libere, lente svincolate dall'ombra, sovrane al di là d'ogni tenebra, come pensieri dell'anima eterna verso l'eterna luce

 

 

IN QUESTA PAGINA

 

1) LA PORTA CHE SI CHIUDE

2) VOCE DI DONNA

3) TEMPO

4) UN DESTINO

5) RICONGIUNGIMENTO

6) ESEMPI

 

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Argomento: ANTONIA POZZI

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